Un nuovo significato all’eccellenza della manifattura

L’Italia è il Paese dell’eccellenza manifatturiera. 

Lo diciamo tra di noi, italiani, con un senso di orgoglio, ma soprattutto ce lo riconoscono in tutto il mondo. I capi di abbigliamento, le calzature, l’arredamento, per non dimenticare i prodotti alimentari e l’ottimo vino che produciamo in molte cantine finalmente convertite alla qualità prima che alla quantità.

Quando ho l’occasione di parlare con qualche collega che opera nel mercato della moda mi racconta con soddisfazione quanta attenzione c’è nei confronti della nostra produzione “Made in Italy”. Quasi bastasse l’origine per consentire un’apertura di credito verso i nostri prodotti di lusso, invidiati e imitati.

E’ qualcosa di connaturato in noi, nella nostra cultura e nella nostra educazione; impariamo sin da bambini a distinguere il “bello dal brutto”, cresciamo con un senso estetico unico che trae origine dalla nostra storia e che si tramanda a tutti i livelli sociali, nelle famiglie come nelle aziende. Sappiamo giocare con i colori, con i materiali e con le finiture, creando abbinamenti estetici in modo istintivo. Nel campo della vendita immobiliare americano o anglosassone la presentazione di una casa di lusso si sofferma con compiacimento nella cucina “realizzata in Italia”. A Los Angeles va di moda lo stile “Tuscany”, dove architetti di successo traggono ispirazione dai palazzi storici della nostra Toscana.

Abbiamo proiettato questo talento anche in altri campi, conquistando credibilità nella meccanica di precisione, nell’elettronica, nell’automazione, nella componentistica.

Bellezza e qualità ci hanno permesso di mantenere un posizionamento distintivo, vincendo sia l’attacco dei prodotti a basso costo, con la Cina come esempio di concorrenza tanto temuta, sia quella dei prodotti dall’affidabilità assoluta, ma privi dell’anima che possiamo respirare nelle nostre realizzazioni.

Ma il mercato impara in fretta e la Grande Crisi generata dalla pandemia, ha accelerato la velocità di trasformazione delle imprese in tutto il mondo. La linea di frontiera, la nostra difesa nei mercati conquistati con tanto impegno, non può essere solo il prodotto.

Oggi abbiamo molte imprese con prodotti eccellenti che al loro interno presentano un’organizzazione incerta, con le radici in un passato fatto di gerarchia e di funzioni, dove anche i principi della produzione di massa importati dalla cultura americana ormai molti decenni fa, sono stati solo imitati senza portarli a maturazione. L’organizzazione scientifica del lavoro infatti per molte imprese è ancora una chimera.

Abbiamo una generazione di imprenditori che sono sì innovatori nel prodotto ma conservatori nell’organizzazione, cercando di proteggersi dalle sollecitazioni che arrivano dalle nuove sensibilità veicolate dalle generazioni più giovani.

E’ difficile sostituire il concetto di profitto con quello di purpose, superare la gerarchia a favore della competenza e delle relazioni orizzontali, sostituire il controllo delle “risorse” con la  responsabilizzazione delle “Persone”.

E’ difficile accettare di lavorare in un ambiente dove si sperimenta ogni giorno, a volte sbagliando, ma imparando sempre al termine di ogni progetto, condividendo le informazioni con tutti i colleghi in modo trasparente.

Ma questa è la nuova frontiera, per alzare l’asticella, per fare prodotti eccellenti e essere nello stesso momento veloci e creativi, efficienti e flessibili. Il focus dell’eccellenza si sposta allora nelle Persone, e in un modello organizzativo che pone al centro la loro crescita e valorizzazione.

Le aziende eccellenti hanno già intrapreso questa strada da anni, e gli effetti sono sotto i nostri occhi.

Questo è il momento della trasformazione di un paradigma culturale arrivato alla fine naturale del suo corso. Agire il cambiamento anziché subire un progressivo processo di selezione naturale è la libertà che possiamo prenderci per riconoscerci nei nostri migliori valori e ridare linfa vitale alle radici delle nostre imprese.

Sull’autore Marco Alessi

Partner GMA consulting, si appassiona nel condividere nuove visioni e strategie e ama lavorare con compagni coraggiosi che le sappiano sperimentare e realizzare. Osservatore, costruisce attraverso l'aggregazione di diverse culture.