Generazione Babyboomer, MTV e Millennials; diversi modi di vivere il lavoro

Mia madre era un’insegnante con un forte senso del dovere. Con tre figli un cane, e un marito impegnato nella piccola attività del nonno, la gestione della casa era il frutto di un’attenta organizzazione e disciplina. Compiti assegnati (prepara la tavola, carica la lavastoviglie, accudisci il cane) e turni settimanali, scandivano i nostri doveri di ragazzini; ”prima il dovere, poi il piacere” era il motto con il quale venivamo richiamati quando la voglia di andare a giocare con gli amici del quartiere ci faceva protestare!

Io, Guido e Margherita, tutti e tre della generazione X (nota 1), siamo il frutto di quell’educazione che si riceveva, dalle nostre parti, da genitori che vivevano il boom economico dell’Italia, ma avevano trascorso la loro infanzia in tempo di guerra…dovere e piacere, appunto.

 

Da giovane ingegnere chimico nel ‘93, al primo impiego presso un rinomato studio di progettazione di Padova, ricevo subito, al colloquio d’inserimento, le regole della casa:

“Qui si lavora nove ore al giorno, non otto, e il sabato mattina è necessario per riordinare i progetti. Lei abita a Bassano, quindi si organizzi per i trasferimenti, e nel breve si cerchi una casa a Padova”

Nei rapidi trasferimenti del sabato mattina, in auto, vedevo scorrere lungo la strada i capannoni della zona industriale con un intenso via vai di mezzi e di uomini intenti a spostare i prodotti appena realizzati. In molti avrebbero impiegato anche la domenica se il sabato non fosse bastato. Sembravamo ancora figli di quel decalogo del “buon dipendente” che nei primi anni del ‘900 in Olivetti veniva fornito a tutti i nuovi assunti.

I lunghi anni di crisi, i grandi cambiamenti del nostro tessuto industriale, e i nuovi stili di vita introdotti dalla “generazione Y”, i millennials, oggi ci offrono un quadro molto meno omogeneo del complesso rapporto che le Persone hanno con il lavoro.

 

Da un lato ci sono aziende che chiedono sempre di più, spingendo l’equilibrio della collaborazione verso la dedizione totale, pianificando anche il tempo privato dei collaboratori.

A riguardo in questi anni ho vissuto situazioni imbarazzanti: riunioni fiume senza limiti di tempo, trasferimenti in auto notturni per essere presenti al lavoro la mattina seguente, reparti produttivi dove i bagni erano nuovi e puliti ma non era contemplato l’uso…, fino alle interrogazioni dell’ad sulle letture “raccomandate” per il tempo libero.

Esempi tratti da realtà di successo contemporanee, non dalla precedente generazione.

Il rapporto di carattere mercantile descritto da Erich Fromm si realizza ancora pienamente 30 anni dopo la descrizione del suo autore: “ogni uomo si sente come una merce, e ha la sensazione che il proprio valore dipenda dal proprio successo, dalla propria vendibilità e dall’approvazione degli altri”!

 

Dall’altro i figli della nostra società sono oggi educati alla ricerca della soddisfazione personale, alla determinazione della propria persona, al raggiungimento delle proprie aspettative. In questi mesi in alcune scuole del Veneto si stanno sperimentando nuovi modelli formativi, come il metodo “Scrum” (nota 2), che ribaltano il concetto stesso di gerarchia che ha fondato il sistema di governo delle nostre imprese, mettendo gli allievi al centro e gli insegnanti a supporto della ricerca si conoscenza dei Team di studio.

Quando la generazione Z, prodotto di questa nuova educazione, si riverserà nelle Aziende del Nord Est, quanti saranno gli imprenditori in grado di capire il loro linguaggio? E quante aspettative andranno disattese?

 

Alcune Aziende si sono impegnate per evolvere il rapporto con i collaboratori, ricorrendo a strumenti più raffinati, come il lavoro di Team, il supporto comportamentale attraverso il Coaching e la condivisione.

Altre hanno semplicemente usato la legge della domanda e dell’offerta a loro favore: crisi significa salario magro e tante ore di lavoro, e per favore, ringraziare!

Se poi si può sfruttare l’appartenenza al genere femminile come risorsa a costo più contenuto, tanto meglio!

 

Ma se la generazione Y e la futura Z, quelli nati a partire dal 2000, oggi hanno come comportamenti di base la ricerca di un equilibrio personale che concili lavoro, divertimento e famiglia, come ridurremo una distanza con le Aziende che si sta aprendo anziché ridursi?

I figli di questo tempo creeranno le loro difese verso un lavoro che si vuole approfittare della crisi e del senso di decadenza, probabilmente lavoreranno meno, ridurranno le loro aspettative, e troveranno un nuovo equilibrio, ridimensionando “l’invasione” del lavoro nella loro vita.

In uno scenario di questo tipo potrebbero diventare i rappresentanti della temuta decrescita felice!

Forse sbagliavamo noi ad assecondare qualunque richiesta? Allora il no non era previsto, mentre ora viene giustamente proposto e insegnato dagli esperti di comportamento.

 

L’insieme di questi fattori, qui solo accennati, ha già inciso nella modalità di conduzione delle Aziende, aumentando la complessità della gestione delle Persone, imponendo ai managers e agli imprenditori di investire nella comprensione del comportamento umano, un campo fino a poco tempo fa ritenuto “secondario”.

Incontro spesso imprenditori che chiedono confronto e aiuto non sentendosi più in grado di interpretare i comportamenti dei collaboratori; una difficoltà in più, come se la lotta per conquistare il mercato non fosse già abbastanza per saturare le energie disponibili.

 

Qualcuno potrebbe pensare che un tempo era tutto più facile…

Mi fa sorridere il ricordo a me caro del Maestro Kodate, (ingegnere in Toyota e allievo di Shigeo Shingo nel dopoguerra) quando ormai, a più di 80 anni, mi diceva sul tema dell’equilibrio Vita/Lavoro:

“sono felice di essere venuto a lavorare in Italia, è un paese bellissimo e qui ho scoperto le Vacanze; credo che nella vita prima o poi tutti dovremmo provarle!”

Contribuisci alla condivisione di una serie di spunti di riflessione. Saranno la base per un percorso che ci porterà alla condivisione di un modello di sviluppo per il nostro Nord Est.!

 

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Nota 1
 
Generazioni e comportamenti; di seguito alcune caratteristiche generali riconosciute da interpretare caso per caso.
Baby boomer
1946/1964
Generazione X
1965/1980
Generazione Y
1981/2000
Generazione Z dopo 2000
Indipendenti e grandi lavoratori:
 
indipendenti e concreti, orientati al lavoro e alla carriera
attivi nella vita civile e nella politica
oggi ricoprono posizioni di prestigio
Lavorare per vivere, non vivere per lavorare:
 
più tolleranti con le idee diverse, sono ambiziosi
flessibili ai cambiamenti di lavoro, “lavorano per vivere”
conoscenza del computer
Liberali, tolleranti e narcisisti:
 
aperti e ricettivi, sono però pigri e distratti
forte componente di narcisismo
poco interessati alla politica
vivono fino a tardi con i genitori e spesso ritornano da loro
Iperconnessi:
 
perennemente connessi e orientati alla multimedialità
rapidi nell’eseguire ma poco accurati
più attenti alla visione d’insieme
a loro agio nel gestire flussi di informazioni
 
Nota 2
Scrum, come definito dal suo co-inventore Jeff Suthrland “è un framework di processo utilizzato dai primi anni 1990 per gestire lo sviluppo di prodotti complessi. Scrum non è un processo o una tecnica per costruire prodotti ma piuttosto è framework all’interno del quale è possibile utilizzare vari processi e tecniche”.
Lo possiamo immaginare come un modello di comportamento da applicare in situazioni non pianificate o sconosciute, come per molti di noi lo è il PDCA (ndr).

Sull’autore Marco Alessi

Partner GMA consulting, si appassiona nel condividere nuove visioni e strategie e ama lavorare con compagni coraggiosi che le sappiano sperimentare e realizzare. Osservatore, costruisce attraverso l'aggregazione di diverse culture.