Assuefazione: la nostra zona di conforto

Nella mia esperienza di consulente mi sono imbattuto spesso in persone restie al cambiamento, talvolta impaurite, talvolta arroganti, talvolta solo pigre.
Ho riflettuto molto su questo atteggiamento piuttosto comune e vorrei condividere qualche pensiero.

Madre Natura ci ha progettati per vivere in condizioni stabili di minima energia.

La specie umana, infatti, è stata dotata di una caratteristica importante che per certi versi ne favorisce la continuità: l’assuefazione, intesa come l’automatico adattamento all’ambiente in cui si vive. L’assuefazione ci permette di superare le avversità fisiche e psicologiche della vita e ci rende abituali a nuovi equilibri per trovare una nuova zona di conforto, stabile e rassicurante.

Se ci limitiamo, si fa per dire, al mondo del lavoro, del business, spesso caratterizzato da elevata competizione, l’assuefazione acquisisce un connotato più negativo studiato dai sociologi del lavoro come la pulsione dell’uomo a difendere il proprio status quo, a rimanere, appunto, in una situazione nota, confortevole, nella quale possiamo prevedere gli effetti di ogni evento e quindi agire con una sensazione di sicurezza.
L’assuefazione è l’anticamera dell’immobilismo che è il fattore di massimo pericolo nella conduzione delle aziende, oggi più che mai. Siamo intrisi di paradigmi che ci bloccano, che non ci spingono a mettere in discussione lo status quo. Ricordate alcuni detti comuni ? Squadra che vince non si cambia……….Mai lasciare la strada vecchia per quella nuova……… Ma chi te lo fa fare……….. Tieni il profilo basso,   ecc.
L’assuefazione inibisce il cambiamento e vincerla è estremamente difficile, necessita di un forte movente.

Ricercare il primato, la leadership del proprio settore è un forte antidoto all’assuefazione.

Kaizen: il miglioramento costante, ripetitivo, la ricerca della perfezione, la sperimentazione che ci spinge a provare e riprovare, a porci obiettivi sfidanti apparentemente irraggiungibili, ad essere il benchmark di noi stessi, continuamente, questa è la spinta di cui abbiamo bisogno per affrontare la difficoltà del cambiamento e sconfiggere l’assuefazione.

Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. Direi che questo aforisma di W.Churchill rappresenta il compendio del pensiero di un lean thinker: sperimentare, porsi obiettivi apparentemente irraggiungibili ed affrontarli chiedendosi cosa ci impedisce il loro raggiungimento e dividendo un grande difficoltà in piccole difficoltà per superarle più agevolmente.

Rifiutiamo l’affermazione: “….è impossibile e ti spiego perché….”, che è sempre una manifestazione di mancanza di volontà, di resistenza, di paura. E’ necessario spostare il punto di vista chiedendosi cosa ci impedisce di raggiungere il nuovo obiettivo anche se, in prima battuta, ci sembra irraggiungibile.

E’ sempre e solo una questione di allenamento, cioè la ripetizione di un esercizio fino a che diviene spontaneo e naturale. Pensate se questo esercizio fosse la messa in discussione della nostra area di conforto, cui siamo così assuefatti, per la ricerca continua di una situazione migliore (il buono è il nemico dell’ottimo), saremmo una società irraggiungibile.

Un paradosso Lean dice che la nostra area di conforto è mettere in discussione la nostra area di conforto, by the way, è stato inventato il moto perpetuo.

Chiudo con un secondo aforisma: “se non ci pensiamo noi ci penserà qualcun altro, quindi è meglio che ci pensiamo noi”.

Per girare attorno al tema…vi consigliamo la visione del video del TED riguardante “l’assuefazione” con cui pensiamo al mondo della beneficenza.Aiuta.

Sull’autore Piermarcello Busetti

Partner GMA Consulting, grande appassionato di barche e di mare, fermo sostenitore del buon utilizzo del tempo, blogger appena nato.