Trend economici e comportamento delle imprese

Recentemente ho partecipato a un incontro organizzato dal Gruppo Azimut, importante gestore italiano di asset finanziari. Il tema, decisamente all’ordine del giorno, riguardava le modalità di gestione del risparmio nell’attuale mercato stagnante e caratterizzato da forte volatilità. L’incontro però si è rivelato ricco di informazioni e spunti riguardanti l’andamento della nostra economia e il conseguente comportamento delle imprese.

Il quadro economico

Il prof. Stefano Micelli, direttore scientifico della Fondazione Nord Est, ci fornisce una serie di elementi oggettivamente gravi, che ormai i mass media evitano di riportare.

Penso all’ampiezza della crisi in corso, che si estende dal 2007 in un andamento a “doppia V” e che ci proietta in un 2016 con un PIL non ancora in linea con quello d’inizio crisi; o al dato di riduzione degli investimenti nello stesso periodo, pari a un meno 25% nell’area del Nord Est; o alla produttività pro capite al di sotto della media europea.

Anche le dinamiche sociali riflettono le caratteristiche di questa lunga crisi, dai dati di natalità, allo spostamento di molti immigrati dall’Italia verso altri Paesi europei, al crescente flusso migratorio dei laureati italiani verso Paesi in grado di dare maggiori prospettive sulla qualità della vita futura (12.000 l’anno sono, per difetto, gli italiani che partono dal Nord Est).

Sul piano delle Imprese ho trovato interessanti due dati per il Nord Est: la continua crescita delle esportazioni (dopo avere toccato il minimo nel 2009 con un valore pari a 55 miliardi di euro nel 2014 fanno registrare una crescita fino a 74 miliardi) e l’incremento del 31% delle operazioni di M&A (Merge and Acquisition) tra il 2013 e il 2015.

Chi come noi opera a diretto contatto con le Imprese e gli Imprenditori sa che molte delle Imprese storiche più profittevoli hanno sul tavolo progetti di questo tipo.

Il comportamento delle Imprese

Sul fronte interno delle Imprese Nicola Anzivino, Partner PwC, ha ripercorso e commentato i risultati della 19° CEO Survey, presentata a Davos a inizio 2016, fornendoci interessanti elementi riguardanti l’organizzazione e il “clima” al loro interno.

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È confortante sapere che la fiducia dei CEO sulle prospettive di crescita è molto alta (il 97% degli intervistati vede un futuro positivo in un arco di tempo di 36 mesi), confermando che l’ottimismo è il vento che soffia nelle vele delle Aziende.

Affinché tale ottimismo possa essere tradotto in valore dovrà superare delle prove non indifferenti:

  • una nuova fase di internazionalizzazione, caratterizzata non solo dalla capacità di vendere all’estero, ma anche di produrre in loco per quegli stessi mercati;
  • la capacità attrarre competenze e talenti per garantirsi il miglior asset umano da inserire in modelli organizzativi fortemente orientati al team (il 68% dei talenti dichiara di volere lavorare in aziende con valori coincidenti con i propri);
  • la realizzazione di programmi di riduzione dei costi (il 63% degli intervistati dichiara di averne in corso);
  • l’implementazione di nuovi strumenti per la gestione e misurazione dei programmi di rinnovamento.

Riporto una valutazione che deve farci riflettere: se non sei stato un winner negli ultimi 24 mesi, non lo sarai neanche nei prossimi 24.

Come dire che i programmi di cambiamento o rilancio sono comunque di medio e lungo termine e le scorciatoie, per chi naviga con consapevolezza, non ci sono, ma vale soprattutto la conoscenza della rotta.

Concludo con una nota confortante: in questo contesto assistiamo a un rinnovato proliferare di start up e di “incubatori d’impresa” che prendono forma attorno a nuove idee, spesso integrando intuizioni legate alla conoscenze delle nuove tecnologie e dei bisogni dei giovani consumatori che si affacciano al mercato. Credo potrebbe essere lo spunto per un prossimo post, e per un saluto che guarda al futuro: Benvenuti nel “cantiere Italia”!

Sull’autore Marco Alessi

Partner GMA consulting, si appassiona nel condividere nuove visioni e strategie e ama lavorare con compagni coraggiosi che le sappiano sperimentare e realizzare. Osservatore, costruisce attraverso l'aggregazione di diverse culture.