Abbiamo bisogno di migliorare il nostro modo di migliorare: Hoshin Kanri ci può aiutare.

Per arricchire i contenuti del nostro mese dedicato all’Hoshin Kanri abbiamo intervistato LUI, sì, proprio LUI, il nostro Piermarcello Busetti, il partner GMA Consulting con più esperienza sul tema. Ecco riportati qui i 5 punti principali con cui ci ha riassunto il suo punto di vista…

1: HOSHIN KANRI E’ IL SISTEMA OPERATIVO DELL’AZIENDA
I guru mondiali lo definiscono il “sistema operativo dell’azienda, ovvero il sistema che gestisce tutti gli “applicativi”, cioè le attività di business, senza il quale è facile venga a mancare un coordinamento di indirizzi rischiando così che ogni funzione sviluppi i propri obiettivi indipendentemente gli uni dagli altri.
Fino a qualche anno fa Hoshin Kanri (talvolta tradotto come Strategy Deployment) era un termine sconosciuto ai più: oggi, dopo anni di contaminazione dei concetti Lean, se ne comincia a sentire una maggiore presenza.
È facile, però, identificare ed assimilare l’Hoshin Kanri alla X Matrix (A3-X), e questo è un tipico errore di superficialità. L’Hoshin Kanri prevede l’uso della X Matrix, come pure di altri strumenti come l’A3-I e l’ A3-T, ma questi sono solo gli aspetti formali, di sintesi dell’Hoshin Kanri, che invece ha un approccio molto più profondo alla gestione d’impresa e ne tocca gli aspetti di base.

2: PER FARE HOSHIN KANRI BISOGNA ELIMINARE L’ARROGANZA INTELLETTUALE E METTERSI IN DISCUSSIONE
Credo che lo scarso uso di Hoshin Kanri sia dovuto principalmente a due fattori: il primo l’ignoranza dell’argomento da parte del top management ed il secondo l’arroganza intellettuale, cioè la scarsa propensione a mettersi in discussione, a sperimentare un diverso modo di condurre l’impresa che fa del coinvolgimento l’elemento di base.

3: HOSHIN KANRI – I PEZZI PRINCIPALI DEL SISTEMA OPERATIVO
Vorrei condividere il mio pensiero vedendo l’Hoshin Kanri come un approccio che si struttura in quattro fasi:

  • una fase di SCAN: l’analisi del mercato per definire il proprio posizionamento rispetto ai competitors (definire dove vogliamo andare);
  • una fase di «CATCHBALL»: il coinvolgimento dell’organizzazione –  top down e botton up (assegnare obiettivi tattici e negoziare le risorse necessarie);
  • una fase di verifica (KPI): la misurazione dei progressi relativi al raggiungimento degli obiettivi di dettaglio previsti nei vari progetti di miglioramento;
  • una fase di follow-up, l’HANSEI: la riflessione necessaria a consolidare quello che si è appreso.

Come pare evidente, in definitiva, HOSHIN KANRI è un puro PDCA.

4: SENZA HOSHIN KANRI L’AZIENDA PUO’ VIVERE. MA  PROSPERA?
Molte persone mi fanno notare che ci sono aziende che vanno benissimo (crescita e profitti) senza alcun HOSHIN KANRI, e dunque questa è la prova provata che non sia indispensabile per la buona gestione d’impresa.
È vero HOSHIN KANRI non è indispensabile, ma manca la controprova: le aziende che vanno comunque bene potrebbero andare ancora meglio, molto meglio?
Ma anche in questo caso il tema è più profondo.
Le buone aziende che non praticano HOSHIN KANRI corrono un rischio, il rischio di non riuscire ad organizzarsi in modo autosufficiente. In altre parole dipendono dalla presenza e dalla decisionalità dell’imprenditore, spesso persona eccezionale, con talenti unici, ma che si sente indispensabile e quindi onnipresente e quindi limita la crescita dei suoi collaboratori e quindi….. con la seconda o terza generazione c’è il rischio del collasso. Il nostro Nordest è purtroppo ricco di questi casi.
Toyota, maestra di Hoshin Kanri, è condotta dalla famiglia, la stirpe Toyoda, da quasi ottant’anni. È cresciuta gradualmente ed ha raggiunto e sta mantenendo la leadership del suo settore in termini di volumi e di profitti nonostante successivi passaggi generazionali.

5: VEDERE PER CREDERE
Chiudo queste riflessioni con una considerazione finale rivolta agli imprenditori: non credete per fede o per sentito dire, andate a vedere le aziende che si sono impegnate con l’ Hoshin Kanri e poi fate le vostre riflessioni.

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Sull’autore Piermarcello Busetti

Partner GMA Consulting, grande appassionato di barche e di mare, fermo sostenitore del buon utilizzo del tempo, blogger appena nato.